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Un'estate pericolosa. Gli studi sul fenomeno del learning loss

  • Immagine del redattore: Nora
    Nora
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 2 giorni fa

I danni della chiusura prolungata delle scuole durante l'estate

Ogni anno in Italia, milioni di studenti vivono la stessa scena: nella prima settimana di giugno i portoni delle scuole chiudono per riaprire a singhiozzo a metà settembre. Una pausa estiva lunghissima, assoluta anomalia nel panorama europeo e mondiale dei paesi sviluppati, e che lascia sul tavolo una serie di problemi sociali, educativi ed economici che non possono più essere ignorati.


In quasi tutti i Paesi europei le vacanze scolastiche estive durano dalle 6 alle 8 settimane. In Italia, invece, superiamo abbondantemente i tre mesi. Questo calendario scolastico è l'eredità di un’Italia agricola in cui i bambini d’estate servivano come braccianti nei campi e che oggi è assolutamente una impostazione anacronistica e fortemente dannosa.

La lunga chiusura estiva non è solo interruzione di didattica, è spegnimento totale della vita sociale scolastica. Mentre altrove le scuole rimangono aperte anche nella ragionevole pausa estiva della didattica con attività formative alternative, quali laboratori ludico creativi e sport, da noi gli edifici scolastici si trasformando in luoghi di rituali burocratici in cui è impegnato un affaticato personale scolastico.


Studi e ricerche internazionali dimostrano che le interruzioni lunghe della scuola favoriscono il fenomeno cosiddetto del learning loss, la perdita di competenze e conoscenze acquisite durante l’anno. In pratica, al rientro a settembre molti studenti si trovano indietro rispetto al livello raggiunto a giugno. Un arretramento che non fa che ampliare i divari: chi ha famiglie con risorse economiche può colmare il vuoto con corsi estivi, viaggi culturali, libri e tutte quelle attività anche di relax estivo e socialità estiva che contribuiscono allo sviluppo della personalità. Ma chi non ha queste possibilità, resta indietro, rafforzando una disuguaglianza che la scuola dovrebbe invece combattere.

E interroghiamoci su quante famiglie oggi possono proporre e sostenere economicamente un calendario estivo di attività formative e ludico creative per i loro figli, della durata di oltre tre mesi. Possiamo serenamente rispondere che la massa degli ombrelloni chiusi a luglio e agosto nei lidi ci indicano che la stragrande maggioranza degli italiani in estate non può che limitarsi a tenersi i figli in casa.


Citiamo alcuni studi scientifici solidi che evidenziano come le interruzioni scolastiche prolungate determinano la learning loss, ovvero la perdita di competenze e conoscenze acquisite durante l’anno:


  • Harris Cooper et al. (1996) hanno condotto una meta-analisi secondo cui, durante l’estate, gli studenti in media perdono almeno un mese di apprendimento, con cali particolarmente evidenti in matematica e ortografia; l'effetto è più grave tra i bambini di famiglie a basso reddito. The New YorkerWikipedia


  • Review del Gov.UK (2020):

    Una sintesi di dati da oltre 3,4 milioni di studenti negli Stati Uniti (test NWEA MAP) indica che tra il 70 % e il 78 % perdono terreno in matematica durante l’estate e tra il 62 % e il 73 % lo fanno in lettura.

    Tre trend costanti: rallentamento o calo durante l’estate; calo più forte in matematica che in lettura; maggiore perdita in classi avanzate.


  • Brookings Institution (analisi moderna):

    Conferma che i punteggi dei test rimangono invariati o peggiorano durante l’estate, con cadute più pronunciate in matematica e ampia variabilità tra studenti.


  • Studio nel Nord Est dell’Inghilterra e Scozia:

    Dopo una pausa estiva di 7 settimane, si registra un calo “piccolo ma significativo” nella ortografia, mentre la lettura resta stabile. Tuttavia, con 7 settimane di insegnamento, gli studenti non solo recuperano, ma superano il livello precedente. Frontiers


  • Studio italiano – FBK-IRVAPP con Arcipelago Educativo:

    Intervento estivo (estate 2022) con attività di gruppo e tutoring personalizzato in città come Milano, Napoli, Bari e altre.

    Rilevato un lieve learning loss durante l’estate, ma l’intervento ha più che compensato la perdita: al rientro a scuola, i partecipanti mostravano livelli di apprendimento superiori rispetto ai non partecipanti.

    Effetti più marcati per gli studenti più piccoli e per quelli con Bisogni Educativi Speciali (BES). FBK Magazine+1


  • Rassegna sistematica (2010–2022):

    Documento che conferma ampiamente la presenza del fenomeno della learning loss, con particolare attenzione alla lettura, matematica e studenti di contesti SES bassi.

    Rileva carenze di studi di grande scala in Europa e raccomanda ricerche comparative internazionali. Taylor & Francis Online


  • Studenti di scuola secondaria a rischio di difficoltà di lettura:

    Rilevato un calo di 3–4 mesi di progresso durante l’estate. I programmi estivi guidati da insegnanti sono più efficaci rispetto a modelli autodidattici. Frontiers


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Le famiglie italiane abbandonate dallo Stato

Dunque, nei fatti piu di tre mesi senza scuola si trasformano in un incubo organizzativo per i genitori. Molti sono costretti a cercare soluzioni improvvisate, tra costosi centri estivi spesso anche di basso livello e gli ancora piu' onerosi onorari delle babysitter per i piu' piccoli, o addirittura a sacrificare ferie e lavoro. È un sistema che scarica interamente sulle famiglie un problema che è collettivo, di cui lo Stato dovrebbe occuparsi.


La scuola italiana non può continuare a permettersi tre mesi di chiusura. La scuola non è un peso: è il motore del futuro. Tenerla chiusa per oltre tre mesi significa bloccare quel motore, e condannare il Paese a restare fermo.

Serve ripensare il calendario scolastico, allineandolo agli standard europei e rimodulando la didattica su più periodi con pause brevi ma distribuite nell’anno (del resto nei migliori istituti scolastici del mondo la didattica è organizzata in questo modo e non all'italiana!). Non si tratta di togliere giorni di vacanza ai professori (spesso unico insensato e ridicolo argomento richiamato sui giornali), ma di ridisegnare il calendario in modo più equo e sostenibile, tutelando allo stesso tempo i diritti degli studenti, delle famiglie ed anche del personale scolastico.


 
 
 

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