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Reflusso gastroesofageo e ansia.

Immagine del redattore: NoraNora

Anatomia e fisiologia del reflusso gastroesofageo

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo causato dalla risalita del contenuto gastrico nell’esofago. Questo avviene quando il normale meccanismo di separazione tra stomaco ed esofago non funziona correttamente. Vediamo nel dettaglio quali strutture sono coinvolte e come dovrebbero funzionare.


1. Il ruolo dello sfintere esofageo inferiore

Lo sfintere esofageo inferiore (SEI) è un anello muscolare situato tra l’esofago e lo stomaco, la cui funzione principale è quella di impedire la risalita dei succhi gastrici verso l’alto. Normalmente, il SEI si apre solo per consentire il passaggio del cibo ingerito e poi si richiude immediatamente per mantenere il contenuto gastrico confinato nello stomaco.

Se il SEI perde tono o non si chiude correttamente, l’acido gastrico e gli enzimi digestivi possono risalire nell’esofago, causando irritazione e infiammazione delle pareti esofagee, poiché la mucosa dell’esofago non è strutturata per resistere all’acidità.


Le cause principali di una disfunzione dello SEI includono:

  • Riduzione del tono muscolare dello sfintere (causata da farmaci, fumo, alcol, obesità o alterazioni ormonali, come in gravidanza).

  • Aumento della pressione intra-addominale, che spinge il contenuto dello stomaco verso l’alto (tipico dell’obesità, della gravidanza o di sforzi fisici intensi).

  • Eccessivo rilassamento transitorio del SEI, un fenomeno comune che si verifica in risposta a pasti abbondanti o grassi.


2. Il ruolo dello stomaco e della secrezione acida

Lo stomaco produce acido cloridrico e enzimi digestivi (come la pepsina) per favorire la digestione. Questo ambiente altamente acido è protetto da un rivestimento di muco che impedisce l’autodigestione delle pareti gastriche.

Tuttavia, quando:

  • La produzione di acido gastrico è eccessiva (stimolata da cibi irritanti, alcol, stress o farmaci come i FANS),

  • Il cibo rimane troppo a lungo nello stomaco a causa di una digestione lenta,

  • La motilità gastrica è alterata, portando a una pressione interna più alta,

si crea una condizione favorevole al reflusso.


3. L'importanza dell'angolo di His e dell'ernia iatale

L’angolo di His è la naturale inclinazione tra l’esofago e lo stomaco, che crea un ulteriore meccanismo di protezione dal reflusso. Se questo angolo si appiattisce (come nel caso di un'ernia iatale), il contenuto gastrico può facilmente risalire.

L’ernia iatale è una condizione in cui una parte dello stomaco risale attraverso il diaframma, perdendo la sua posizione naturale nella cavità addominale. Questo riduce l’efficacia del SEI e favorisce il reflusso. L’ernia può essere congenita o svilupparsi a causa di sforzi eccessivi, obesità o invecchiamento.


4. Alterazioni della motilità esofagea

L’esofago è dotato di un meccanismo per spingere il cibo verso lo stomaco e ripulire la mucosa in caso di reflusso. Se la motilità esofagea è compromessa, l’acido rimane a contatto con la parete esofagea più a lungo, aumentando il rischio di danni.

Alcuni fattori che influenzano negativamente la motilità esofagea sono:

  • Disturbi neurologici o muscolari (come l’acalasia).

  • Ridotta salivazione (che diminuisce il naturale effetto tampone della saliva contro l’acido gastrico).

  • L’assunzione di alcuni farmaci (calcio-antagonisti, antidepressivi, sedativi).


Reflusso gastroesofageo e ansia: un legame sottovalutato


Quando siamo sotto stress o in preda all’ansia, il nostro sistema nervoso autonomo entra in modalità "lotta o fuga". Questo porta a una serie di cambiamenti fisiologici, tra cui:

  • Aumento della produzione di acido gastrico, che può irritare la mucosa esofagea e scatenare il reflusso.

  • Alterazione della motilità gastrointestinale, con rallentamento della digestione o spasmi involontari che favoriscono la risalita dei succhi gastrici.

  • Disfunzioni dello sfintere esofageo inferiore, il quale può perdere tono sotto l’effetto dello stress, rendendo più probabile la risalita del contenuto gastrico.

In sostanza, l’ansia ha il potere di modificare l’intero assetto del nostro sistema digestivo, predisponendoci a episodi più frequenti e intensi di reflusso.

reflusso

Dal punto di vista psicosomatico, il reflusso può essere visto come un’espressione simbolica di qualcosa che "non riusciamo a digerire" a livello emotivo o psicologico. Alcuni studiosi della medicina psicosomatica suggeriscono che chi soffre di reflusso possa trovarsi in una condizione di difficoltà nell’elaborare e integrare emozioni intense o esperienze di vita difficili.

Il reflusso potrebbe riflettere un’incapacità di "tenere giù" qualcosa: rabbia inespressa, frustrazione, parole non dette, insoddisfazione accumulata. In questo senso, il sintomo diventa una manifestazione fisica di ciò che non riusciamo ad affrontare verbalmente o emotivamente.


Il nostro apparato digerente è metaforicamente collegato al concetto di assimilazione e trasformazione. Una persona che attraversa un periodo di stress intenso, un cambiamento difficile o un conflitto interiore può manifestare disturbi digestivi proprio perché fatica a "processare" ciò che sta vivendo.

Il reflusso, soprattutto quando si presenta con dolore toracico e difficoltà a deglutire, può attivare un senso di allarme nel corpo. Questo può generare un’ansia ancora maggiore, alimentando un circolo vizioso in cui il corpo e la mente si influenzano reciprocamente.


Il simbolismo psicoanalitico del reflusso: un ritorno del rimosso

Freud e i suoi successori hanno sottolineato come il sintomo fisico possa essere l’espressione di un conflitto psichico rimosso. Il reflusso gastroesofageo è caratterizzato da un movimento di "risalita", un ritorno di contenuti gastrici che dovrebbero rimanere confinati nello stomaco. In termini simbolici, potrebbe rappresentare un ritorno del rimosso, un qualcosa che non è stato elaborato e che cerca di emergere in modo disfunzionale.

Possiamo pensare al reflusso come a un’incapacità di "tenere giù" qualcosa: parole non dette, emozioni inespresse, desideri censurati o vissuti difficili da digerire. Il soggetto che soffre di reflusso potrebbe trovarsi in una posizione psichica in cui qualcosa "gli brucia dentro" e non trova un canale simbolico per essere espresso, finendo per manifestarsi nel corpo.


L'oralità e il rapporto con il desiderio

Dal punto di vista psicoanalitico, il reflusso potrebbe essere collegato a una fissazione alla fase orale dello sviluppo psicosessuale, descritta da Freud. Nella fase orale, il neonato sperimenta il mondo attraverso la bocca, e la sua relazione con il piacere e il nutrimento è profondamente legata al rapporto con la madre. Eventuali traumi, carenze o eccessi vissuti in questa fase possono avere ripercussioni sul modo in cui il soggetto gestisce il proprio desiderio e la propria capacità di "ingerire" o "espellere" emozioni e relazioni.

In questa prospettiva, il reflusso potrebbe riflettere una difficoltà nel trovare un equilibrio tra introiezione e rifiuto:

  • Desidero qualcosa, ma ho paura di prenderlo davvero.

  • Accetto ciò che mi viene dato, ma poi lo rigetto perché non lo sento mio.

  • Non posso trattenere dentro di me certe emozioni, ma non riesco neanche a esprimerle chiaramente.

Questa ambivalenza tra accettazione e rifiuto potrebbe riguardare non solo il cibo, ma anche le relazioni e gli affetti.


Il legame con l'angoscia e il controllo

Molte persone che soffrono di reflusso riportano una correlazione tra l’insorgenza dei sintomi e periodi di forte stress o ansia. In psicoanalisi, l’angoscia è spesso legata al conflitto tra pulsioni inconsce e le istanze dell’Io e del Super-Io. Il reflusso potrebbe esprimere proprio questa tensione interna: qualcosa che si vuole controllare a tutti i costi, ma che, proprio per questo eccesso di controllo, finisce per sfuggire e manifestarsi nel corpo.

La digestione, d’altra parte, è un processo che richiede fiducia e rilassamento: quando il soggetto vive in uno stato di tensione costante, il sistema digerente ne risente. Il soggetto che soffre di reflusso potrebbe essere una persona con un alto grado di autocontrollo, che fatica ad affidarsi al flusso naturale delle cose e che "trattiene" troppo, finendo per far risalire ciò che cerca di reprimere.


Il reflusso come conflitto tra piacere e proibizione

Nella clinica psicoanalitica, il sintomo è spesso legato a un conflitto tra il principio del piacere e il principio di realtà. Il reflusso può essere visto come una somatizzazione di questa lotta interna: il desiderio di soddisfare un bisogno, ma al contempo il timore di concederselo davvero.

Ad esempio:

  • Una persona potrebbe desiderare più libertà, più espressione di sé, ma sentirsi bloccata da vincoli interni o esterni. Il sintomo diventa così il segnale di questa frustrazione.

  • Un soggetto potrebbe avere desideri inaccettabili (secondo il proprio Super-Io), e il reflusso potrebbe essere un modo per "espellere" ciò che non riesce ad ammettere a livello conscio.

  • Il cibo stesso può diventare simbolo di un piacere vissuto con senso di colpa, e il reflusso un modo inconscio per punirsi.

 
 
 

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