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La psicoterapia del Principe Harry: il transfert verso una moltitudine di sconosciuti.

Aggiornamento: 9 giu 2023


Principe Harry Libro
Principe Harry Libro

Il Principe Harry ha raccontato pubblicamente di essere stato più volte in terapia per affrontare la perdita della madre, ed ha anche condotto una seduta di terapia in live streaming, esponendo le sue angosce a chiunque fosse disposto a pagare per assistere online.


Le sue sofferenze psicologiche di figlio incompreso e trascurato, a suo dire, sono finite in un libro divenuto immediatamente best seller ed in una serie TV su Netflix.


Queste azioni commerciali hanno avuto risvolti anche molto negativi sulla credibilità del Principe e di sua moglie e, per una parte della stampa e del pubblico, Harry e Meghan sono due zimbelli.


Il caso è occasione di riflessioni sulle finalità di una psicoterapia. Talvolta la terapia psicologica può portare alla drastica decisione di rompere i rapporti con la propria famiglia di origine. Certamente nei casi di violenza domestica, e/o abuso sessuale, e/o fisico e/o psicologico da parte di familiari, una persona che elabori in terapia o anche liberamente la sua esperienza traumatica può ed ha il diritto di rompere ogni legame con i soggetti abusanti. Questa rottura ha spesso il senso di un affrancamento da relazioni completamente distruttive, del tutto infruttuose sotto il profilo della crescita personale ed è dunque una rottura positiva per la crescita personale.


Ma nel caso di problemi relazionali causati da incomprensioni familiari, ed è oggettivamente questo il caso della storia di Harry per come egli stesso la descrive nel suo libro di memorie, rompere i rapporti familiari non è frutto di una crescita personale e di una raggiunta autonomia psicologica. Infatti, il profondo risentimento che Harry esprime ogni volta che ritorna mediaticamente sull'argomento familiare palesa un legame di dipendenza ed ambivalente dalle figure dalle quali egli ha deciso di separarsi fisicamente trasferendosi in un altro continente.


La finalità di una psicoterapia è prioritariamente quella di costruire relazioni di crescita.


A ben vedere, ci sono diversi esiti della sofferenza mentale acuta e cronica:

  • La tipologia di paziente che va in frantumi psicologicamente è incapace di arrivare alla soggettività,

  • la tipologia di paziente che rompe i ponti con gli altri è incapace di intersoggettività,

  • la tipologia di paziente che ha problemi col decidere.


  1. Nei pazienti del primo tipo, il lavoro che va condotto è quello di costruire le basi affinché possa nascere la soggettività.

  2. Per i pazienti di terzo tipo, che sono bloccati e dunque sono fermi come delle statue, bisogna lavorare per seminare le potenzialità di cui sono stati privati in modo che possano cominciare il cammino verso la soggettività e successivamente verso la intersoggettività.

  3. Per i pazienti di secondo tipo, quelli che appunto come Harry rompono i ponti con gli altri, bisogna condurre un lavoro psicologico che li metta in contatto con la loro storia e contestualmente costruire un vocabolario per incontrare gli altri con cui hanno rotto i ponti. Nel caso specifico, questo lavoro psicoterapico a mio avviso non può e non deve mancare di facilitare incontri familiari fuori o anche all'interno del setting clinico. In questi casi specifici è opportuno predisporre incontri di terapia familiare che facilitino la comunicazione tra il paziente e la famiglia.

Il paziente deve essere aiutato dal terapeuta a confrontarsi con le persone significative con le quali ha palesi difficoltà di comunicazione.


La terapia ha lo scopo di costruire ponti tra le persone, a partire dal fatto che il dolore attraversa tutti gli esseri umani nei modi peculiari in cui ciascuna persona ha la capacità di contattare le sue emozioni. Per altro, nelle famiglie in lutto può succedere che cali il silenzio perchè ciascuno è impegnato ad elaborare il suo dolore e non riesce ad essere di sostegno all'altro. Ma questo non vuol dire che non ci si voglia più bene.

Un modo per sentirsi vicini al prossimo è appunto quello di rimanere nella relazione con gli altri con i quali si ha una difficoltà lavorando, anche con l'aiuto del terapeuta, sulla comunicazione delle emozioni e sulla comprensione del punto di vista altrui, evitando di arroccarsi sul proprio punto di vista che può diventare un faro accecante.


In caso contrario, come pare stia avvenendo nel peculiare percorso psicoterapeutico del principe Harry, dato in pasto al pubblico attraverso dichiarazioni mediatiche e bizzarre sedute terapeutiche pubbliche, l'esito palese è un allontanamento dalla famiglia di origine ed una pericolosa alienazione verso posizioni di rancore fini a se stesse che non possono che portare a fenomeni di depressione, dissociazione e paranoia.

Appare evidente, per altro, che il principe già soffrisse di una tendenza paranoidea emersa fin dalla pre adolescenza avendo egli confessato in una intervista con Anderson Cooper che, dopo la morte della madre, per molti anni confabulava che Diana fosse ancora viva. E del resto, il presunto quesito di un membro della famiglia reale sul colore della pelle del primogenito di Meghan, donna mulatta, e Harry, bianco caucasico, è niente altro che comune curiosità, ma ecco che questo accadimento banale viene interpretato come atto ostile.


Tenuto conto della tendenza del Principe Harry


di sentirsi minacciato dagli eventi ed anche del fatto che egli abbia confessato il frequente uso di droghe che contribuiscono ad alterare la percezione, sono perplessa per non dire scandalizzata nell'apprendere della notizia di uno psicoterapeuta esperto in trauma che abbia deciso di eseguire una seduta di terapia con il suo speciale paziente Harry in live streaming con un pubblico pagante.

Una terapia psicologica degna di tal nome deve consentire al paziente di fare quei passi necessari di riavvicinamento emotivo agli altri significativi a partire dal legame trasferale tra paziente e terapeuta. Tale legame trasferale può svilupparsi nella sacralità della privacy del luogo dove ci si incontra per svelare le proprie fragilità e giammai si sviluppa se tale luogo viene collegato via webcam ad un pubblico pagante di voyeur. Quello che può succedere in tale situazione di trasformazione della psicoterapia in reality show è qualcosa di molto pericoloso, che il paziente faccia transfert con il pubblico anziché col terapeuta, e rischi di frammentarsi psichicamente in un legame emotivo immaginario con una moltitudine di sconosciuti.


Noi cresciamo psicologicamente e ci emancipiamo attraverso la costruzione di buone relazioni con altri significativi e auguro al sofferente Principe Harry, che appare sempre più turbato e triste quanto torna in Inghilterra, che possa fare esperienza di una psicoterapia privata con un terapeuta con il quale possa costruire una relazione di fiducia e di crescita che faccia da ponte verso la famiglia dalla quale si è allontanato e che sicuramente gli manca tanto.




































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