Leggiamo dall'articolo de “Il Fatto quotidiano”, dell’esistenza di un Sistema criminale abilmente organizzato per produrre perizie giudiziarie false in casi di sospetto abuso su minori, cito, << (...) per allontanare i bambini dalle famiglie e darli in affido, in alcuni casi, ad amici e conoscenti. “Lavaggi del cervello” durante le sedute di psicoterapia ai minori. Che sarebbero stati suggestionati anche con “l’uso di impulsi elettrici”: un sistema che sarebbe servito ad alterare “lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari”, ma che ai bambini veniva spiegato come una sorta di “macchinetta dei ricordi”. Ma non solo: due casi di stupro avvenuti nelle famiglie affidatarie.>>.
L’accusa fatta agli operatori coinvolti nello scandalo giudiziario è di aver creato un sistema criminale per allontanare i bambini dai genitori, utilizzando come materiale peritale disegni falsificati, dichiarazioni su presunti abusi ottenute sottoponendo i minori a metodi suggestivi e violenti (uso di impulsi elettrici).
I minori venivano sottoposti al lavaggio del cervello durante le sedute psicologiche venendo convinti dagli psicoterapeuti che esisteva una determinata versione dei fatti e non un’altra da ricordare e descrivere ai giudici. Il tutto era collegato ad un circuito di cure private rappresentato da organizzazioni e famiglie affidatarie che ricevevano lauti rimborsi statali.
Che sia possibile suggestionare un minore, convincerlo dell’esistenza di un episodio di abuso in realtà mai accaduto è un fatto scientificamente provato. Solitamente i casi più eclatanti di falsi casi di abuso su minori sono descritti nei manuali peritali Statunitensi. E’ infatti nel contesto giudiziario Americano che si è assistito ad una escalation di organizzazioni private che hanno un grande interesse economico nel sottrarre i minori dalle famiglie, poiché vi è un sistema di lauti rimborsi per gli istituti o le famiglie che prendono in carico i minori sottratti alle famiglie naturali.
Da una prospettiva tecnico scientifica il perito deve sempre essere autonomo, al fine di poter tutelare l’interesse del minore ed i metodi peritali non possono certo basarsi su domande suggestive.
Una perizia psicologica su un minore in caso di sospetto abuso degna di tal nome deve seguire modelli validati dalla comunità professionale, regole molto stringenti basati su interviste “neutre”.
In che modo deve avvenire l’intervista al minore in caso di sospetto abuso?
La prima regola è di evitare domande suggestive, evocative, sensazionali.
Ogni perito che riceva l’incarico di valutare se i racconti di un minore presunta vittima di abuso sessuale sono attendibili, avrà la necessità di seguire un metodo di lavoro che abbia riferimenti scientifici puntuali. Questo tipo particolare di analisi psicologica che ha come finalità la verifica della competenza, vale a dire delle capacità del minore di differenziare i suoi pensieri e sentimenti dai dati reali e di cogliere il significato della sua posizione di testimone. Bisognerà anche verificare se il racconto del soggetto possiede le tipiche caratteristiche dei racconti veri (verifica della credibilità) e quindi, nel caso di un bambino, è fondamentale rilevare che l’esposizione dei fatti avvenga in maniera spontanea e coerente e quindi che ci sia corrispondenza con dichiarazioni rese in tempi diversi.
L’attendibilità del minore è anche in relazione alle influenze esterne e bisognerà dunque valutare se il bambino subisce condizionamenti da altre persone che non vogliono che emerga la verità dei fatti. Pertanto, le conclusioni della perizia andranno ricavate dai riscontri tra le informazioni provenienti dai colloqui che l’esperto ha svolto con il minore e i suoi familiari/adulti di riferimento e gli esiti della psicodiagnosi ottenuta attraverso la somministrazione di una ricca batteria di test.
La ricerca scientifica ha dimostrato che per produrre una buona analisi bisogna creare le condizioni affinché il bambino narri liberamente dei fatti attraverso un’intervista che preveda l’utilizzo di domande aperte.
L’atmosfera valutativa deve stressare il bambino il meno possibile ed è assolutamente auspicabile che il consulente abbia un’apparecchiatura per audio o video registrare i colloqui in modo tale da consentire una verifica a posteriori dell’efficacia del metodo utilizzato e il riascolto delle risposte verbali e una successiva osservazione (nel caso della video- registrazione) del linguaggio non verbale del bambino. In tal modo si evita anche la necessità di scrivere le note. Bisogna, infatti, mantenere una partecipazione piena attraverso lo sguardo per far sentire il minore contenuto durante il racconto.
Solitamente i periti sono psicologi clinici o psicoterapeuti che svolgono questo lavoro come attività secondaria e credono di poter estendere le logiche dell’ambito clinico a quello forense, ma il colloquio clinico è sostanzialmente diverso da un'intervista di questo tipo.
In primo luogo la differenza di tecniche di intervista varia a seconda dell’età del bambino. Più piccolo è il minore, più complessa sarà la valutazione poiché i bambini piccoli sono molto suggestionabili e, soprattutto in età prescolare (prima del- l’inizio delle elementari) non distinguono ancora bene la realtà dalla fantasia. È quindi opportuno potersi avvalere della collaborazione di un esperto che possa eseguire parallelamente una valutazione del livello di sviluppo psicologico del bambino e verificare se sono presenti alcune condizioni psicopatologiche che possono avere un impatto negativo sulla capacità del soggetto di ricordare accuratamente gli eventi traumatici e/o di distinguere la realtà dalla fantasia.
Sarà inoltre importante analizzare il mondo relazionale del teste quando c’è il sospetto che il bambino ha timore delle reazioni di uno o più adulti di riferimento o può essere stato plagiato. Si pensi, per esempio, ai casi di separazione conflittuale in cui c’è il sospetto che il genitore stia tentando di intraprendere questa strada deleteria per ottenere dei vantaggi personali o ai casi in cui uno o più familiari sono complici del molestatore.
Un’attenta analisi del fascicolo ricevuto dal magistrato permette all'esperto di ricostruire, seppur parzialmente, determinati contesti e circostanze. Per ottenere ulteriori informazioni sul caso, il perito ha il diritto di intervistare pediatri, assistenti sociali, insegnanti, eventuali medici o psicologi che sono venuti a contatto con il bambino, anche se ciò non è esplicitamente richiesto dal quesito peritale. Qualora l’indagine non possa essere svolta con tale ampiezza, va dato conto delle ragioni dell’incompletezza e/o dei limiti della valutazione che verrà offerta al giudice.
Il racconto del bambino dovrà essere guidato da domande aperte, generiche e non tendenziose, forzanti o suggestive. I quesiti saranno posti con la finalità di comprendere con quali adulti (incluso il presunto pedofilo) il minore si relaziona abitualmente e di che tipo di relazione si tratta.
Se il bambino dovesse spontaneamente raccontare di essere stato oggetto di attenzioni particolari o abusato, il perito dovrà fare domande specifiche sul tema sia per ottenere i dettagli sul reato che per verificare la credibilità del racconto.
L’intervista pertanto non deve mai iniziare con domande dirette ovvero contenenti l’identità del presunto pedofilo e una descrizione dell’atto sessuale: «Il signor X ti ha messo le mani nelle mutandine?»
Il bambino che riceve questo tipo di domanda diretta da un adulto può dare una risposta affermativa falsa per soddisfare le richieste dell’intervistatore. Inoltre i minori che non conoscono la risposta a una domanda così specifica possono rispondere di sì semplicemente perché sono scioccati o confusi dal quesito.
Questo può succedere con bambini sotto gli otto anni e comunque è un atteggiamento tipico dei soggetti suggestionabili. Si pensi al grado di suggestionabilità di bambini con ritardo di sviluppo o con patologie del carattere che causano una percezione di se stessi, dell’altro e della realtà molto labile. Le domande dirette possono essere usate in maniera corretta se seguono domande aperte: «Hai risposto di sì quando ti ho chiesto se X ti ha messo le mani nelle mutandine. Puoi dirmi tutto quello che ricordi di questa situazione?»
Nel caso il bambino non accenni all'abuso subito, ma nel fascicolo del Tribunale sono presenti dichiarazioni di questo tipo (es: confessioni fatte a un insegnante, assistente sociale, psicologo, poliziotto) va posta una domanda diretta simile alla precedente: «Mi è stato riferito che hai raccontato alla maestra che X ti ha messo le mani nelle mutandine. Puoi dirmi tutto quello che ricordi su questo evento?»
Va anche tenuto presente che proporre tante volte nello stesso incontro e/o in diversi incontri la stessa domanda è una forma di coercizione che può far nascere il desiderio nel bambino di dare una risposta affermativa nella speranza di porre fine alla traumatica esperienza dell’intervista. Il minore che è sfruttato dal perito può desiderare di interrompere il rapporto il prima possibile e può essere esasperato al punto tale da incolpare un innocente.
Persino il tono di voce del Perito è importante. Attraverso quest’ultimo, infatti, si può trasferire nella mente del bambino l’impressione che la circostanza sia data per scontata. Anche un atteggiamento troppo affettuoso come quello di offrire una qualche ricompensa materiale (es: cioccolatini, caramelle) può essere rischioso. Il minore non deve credere che se confermerà una determinata versione dei fatti può ottenere maggiore attenzione e/o affetto da parte del consulente.
Va detto che durante la seconda fase il perito oscilla tra il dovere di ottenere informazioni e quello di mantenere un buon rapporto con il bambino. Il transfert positivo verso l’intervistatore deve essere sempre rinforzato poiché il bambino traumatizzato ha spesso un problema di fiducia verso il prossimo.
Non bisogna dare per scontato che tutti i bambini abusati hanno voglia di descrivere il trauma subito e che la sfida per il perito sia esclusivamente quella di evitare accuse false. La difficoltà più grande è quella di riuscire a far parlare i bambini evitanti poiché sono stati ricattati e/o sono psicologicamente sottomessi al carnefice.
Inoltre, l’abuso sessuale iniziato in età precoce e protrattosi negli anni è spesso correlato a patologie psichiatriche e in questa triste circostanza la costruzione di un rapporto di fiducia con il minore richiede tempi più lunghi. Va da se che con i soggetti con disturbi della personalità e/o affetti da psicosi, il numero di incontri può raddoppiare per consentire non solo la costruzione di una buona alleanza tra consulente e bambino ma anche perché molto probabilmente la verità dovrà essere ricavata da un’analisi di racconti bizzarri e paurosi.
Come impedire la nascita di sistemi criminali simili a quelli descritti nell'articolo de Il Fatto quotidiano?
Uno modo per stroncare sul nascere tentativi di lucro su casi di presunto abuso su minori, dal momento che accertato l’abuso entrano in gioco le cosiddette case-famiglia che per ogni minore preso in carico ricevono un rimborso di alcune centinaia di euro per ogni singolo giorno in cui il minore risiede presso la casa-famiglia, è appunto quello di affidare la diagnosi psicologica agli operatori Psicologi e Neuropsichiatri in servizio presso i centri pubblici del Sistema Sanitario Nazionale i quali vengono stipendiati dallo Stato e non hanno alcun collegamento ufficiale con le case-famiglia.
Il nostro Sistema Sanitario Nazionale è infatti perfettamente in grado di prendere in carico per la valutazione psicologica e psichiatrica minori coinvolti in casi di sospetto abuso.
Pertanto, appare evidente l’assurdità della moda italiana degli ultimi due decenni di affidare ai privati (siano essi Istituti Onlus come questa ormai famigerata "Hansel and Gretel" i cui psicoterapeuti compaiono tra i responsabili degli abusi peritali condotti in danno ai minori nell'inchiesta giudiziaria citata o altre forme organizzative, o privati professionisti con Partita Iva) l’analisi dei casi di sospetto abuso su minori.
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